L’etimologia dei salumi
Fra i salumi della tradizione italiana vi sono alcune specialità dai nomi evocativi e particolari, ne conosci l’origine?
La ‘Nduia calabrese
La piccante ‘Nduia è uno dei più celebri salumi del Sud, vero “patrimonio” regionale della Calabria che deve il particolare colore rosso intenso alla presenza del peperoncino. Il nome va ricondotto alla presenza dell’esercito napoleonico nel Regno di Napoli e nei territori di Calabria nel 1800, e sembra derivare dal francese andouille, un’antica salsiccia d’Oltralpe a base di puro suino, oggi molto apprezzata anche negli USA, soprattutto in Louisiana e a New Orleans.
La Finocchiona
Facile capire che il nome di questo salume IGP è legato alla presenza di semi di finocchio nell’impasto, più economici da reperire rispetto al pepe e per questo preferiti dai norcini quando la più nobile spezia non era reperibile. Ma gli astuti osti toscani presto scoprirono un’altra virtù di questa pianta: oltre ad aromatizzare e conservare, il finocchio è infatti in grado di coprire i sapori. La leggenda vuole servissero la finocchiona agli avventori per nascondere la cattiva qualità del loro vino. Da qui, il verbo “infinocchiare”!
Il Salame Felino
Attenzione a non cadere in inganno: il salame Felino non ha nulla a che vedere con i gatti o i felini in genere! Deve il suo nome invece al borgo di Felino, a 15 chilometri da Parma, dove viene prodotto fin dal Medioevo. Questo paese collinare, con un clima temperato e costantemente ventilato, è la culla ideale per la stagionatura dei salumi ed è oggi celebre in tutto il mondo grazie all’omonimo salume IGP.
Cappello del prete
Il cappello del prete di suino non va confuso con quello bovino. In caso di carne di maiale parliamo di un insaccato stagionato di forma triangolare, che ricorda appunto il particolare cappello usato un tempo dai sacerdoti, mentre nel caso del prodotto bovino, il cappello del prete è un taglio nobile che viene utilizzato in cucina soprattutto per arrosti o lessi.
Questo salume è tipico della Bassa piacentina e della Bassa parmense ed è di origine molto antica: già nel Cinquecento veniva preparato per essere consumato durante le festività pasquali o durante il Carnevale.