Sul sistema a semaforo l’Italia vede rosso
Vi sarà forse capitato di vedere, in particolare all’estero, una sorta di piccolo “semaforo” su alcune etichette di prodotti alimentari: è il cosiddetto “nutriscore”, un sistema di etichettatura nutrizionale che associa ad ogni alimento un colore dal verde al rosso, e una lettera dalla lettera A alla E attraverso un algoritmo che tiene conto delle calorie, della quantità di grassi e zuccheri, parametrati ad una quantità di prodotto standard (es. 100 gr).
Questa apparente “semplicità” di lettura può portare però a risultati paradossali, fuorvianti e ingannevoli per il consumatore. Per tale ragione in Italia l’orientamento prevalente del mondo agroliamentare, e in particolare dei Consorzi di prodotti a denominazione protetta (DOP), è contrario all’introduzione di questa pratica. Nutriscore non tiene in considerazione le più consolidate e condivise indicazioni dei nutrizionisti, che pongono nell’equilibrio tra quantità e qualità degli elementi il punto di forza di una corretta alimentazione. Infatti, il consumo reale dei prodotti si lega su quantità assolute che non corrispondono alla quantità posta alla base dell’algoritmo.
Inoltre, come emerso in occasione dell’incontro Assica del 16 giugno durante l’intervento di Stefano Vaccari (Crea), l’identità degli alimenti e della carne in particolare è legata anche i valori ambientali e di benessere animale, oltre a quelli di carattere nutrizionale. Un motivo in più per rifiutare il Nutriscore, basato su una informazione generica e certamente non educativa per il consumatore, che finisce per disattendere completamente il fine ultimo dichiarato, cioè garantire scelte salutari, bilanciate e corrette.